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L'ORIZZONTE STORICO

Che il Filosofo ruggisca ancora


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"Quando nell'anima esplode la rivolta, allora la Collera - il LEONE - prende armi a favore della Ragione" (Platone, La RepubblicaIV)

"Nel frattempo gli uomini superiori si erano svegliati nella grotta di Zaratustra e si stavano preparando per andare in processione davanti a lui, per presentargli il saluto mattutino, poiché al risveglio avevano notato che non aveva era già più tra loro. Ma quando arrivarono alla porta della caverna, preceduti dal suono dei loro passi, il LEONE porse attentamente orecchio e, distoltosi d’un balzo da Zarathustra, saltò verso la grotta con un ruggito furioso. Gli uomini superiori, allora, sentendolo così ruggire, scoppiarono in un urlo ad una sola voce e, fuggendo all'indietro, scomparvero in un battito di ciglia [Nietzsche, Così parlò Zarathustra]

"I miei studi di zoologia funzionarono, per dir così, come strumenti di PROTEZIONE CONTRO IL DEMONE DELLA FILOSOFIA" [Piaget, Autobiographie, 1976. Sur ce, cf.QUI et nel mio libro" Intelligenza della natura...]

L'ambizione di Piaget – un'apprensione matematica della mente umana come potenza che si evolve imparando e "assimilando" il mondo, così come fa ogni altra forma di vita – così come quella - suprema - di tutta la cultura scientifica che lo ha sostenuto - la corrente del Logicismo dapprima e dello Strutturalismo in secondo luogo - non ha raggiunto i suoi obiettivi, e non sarà mai in grado di raggiungerli con gli unici strumenti concettuali ed esistenziali di ciò che la Fenomenologia ha nel frattempo chiamato "atteggiamento naturale" (Husserl) e "pensiero oggettivo" o "causale" (Merleau- Ponty).

In realtà, quanto a strumenti veramente efficaci per uscire scientificamente (= non solo filosoficamente e non solo tecnologicamente) dall'impasse in cui si trovava, questa tradizione non aveva la forza di prenderne possesso, o forgiarsene, perché troppo codarda e impaurita davanti al Demonio (si pensi a Kurt Gödel, morto d'inanizione nel terrore dei suoi demoni e che qualcuno credesse veramente alla sua prova dell'esistenza di Dio... o a al povero Cantor, morto in manicomio abbagliato dalla Potenza Cabalistica dell'Aleph...)

Il Diavolo tuttavia, per fortuna non esiste. Quindi possiamo procedere oltre!

Del resto, non possiamo evitare procedere oltre. Il progetto di conoscenza che pone la mente umana a suo oggetto, nella sua consustanziale tensione matematica – progetto che queste correnti di ricerca hanno così intensamente perseguito – non può in ogni caso essere abbandonato. Quella della matematizzazione della mente matematica è un'operazione logicamente inevitabile, che dunque s’auto-impone al ricercatore volens nolens, e sarà dunque guidata - se nolens - non da una reale attività riflettente, ma da una sorta di "visione cieca", come quella di quei soggetti che, pur dichiarando di non vedere nulla, sanno comunque gestire perfettamente, da un punto di vista pratico, gli oggetti che li circondano.

Ora, la Visione Cieca che comanda nella nostra epistemologia della cognizione (neuro-)matematica è a sua volta guidata dalla voce di una metafisica materialista – si pensi al potere e al prestigio POLITICO che la visione "neurale" dell'uomo e della civiltà ha acquisito a livello di istituzioni internazionali come l'OCSE - … che è violentemente ostile all'impresa, comunque anch’essa inevitabile, di pensare la persona umana nel suo fenomeno dato, puro e semplice. Da questa feroce ostilità scaturisce il nostro mondo come si presenta: da un lato totalmente invaso dalla matematica e i suoi derivati, dall’altro privo di una una reale capacità di pensare il matematico stesso , la persona in carne ed ossa alla radice di questi suoi magnificenti prodotti tecno-scientifici (al presente : gli algoritmi che ne sanno molto di più su di noi di noi stessi ). In altre parole: il concetto di “persona matematica” non ha mai preso corpo nel nostro sistema “teorico” (in realtà: tecno-scientifico), al cui interno, per contro, tutto ciò che ha un corpo è o fatto di metallo o è puramente virtuale, e cioè disincarnato.

ATTENZIONE! - È certo vero che all'interno di questo orizzonte che accuso di materialismo dogmatico molti scienziati appassionati da un oggetto di ricerca talmente importante (contemplare i pensieri che cadono nella testa di un matematico mentre riflette così come Galileo contemplava la caduta dei gravi sulla terra) ... ripetono che il loro non è materialismo riduzionista. Non è quindi, alle eventuali intenzioni esplicite dei singoli ricercatori che mi rivolgo quando lancio questa accusa e parlo di "tecno-scienza". Indico invece una semantica e una metafisica che agiscono nel loro modo di esprimersi e di procedere che (come ha fatto Piaget) si rifiuta di fare il salto "dimensionale" che è tuttavia richiesto quando non è solo la forma logico-grammaticale "Penso, DUNQUE uso i miei neuroni "...ma la stessa evidenza sperimentale che costruiscono e difendendo ad obbligarli a porre una irriducibile ("dimensionale") negazione d'alterità tra "io" e "neuroni".

Prendiamo ad esempio la ricerca immensamente preziosa sulla pratica dell' "inibizione cognitiva" (Houdé 2000 ecc.): e cioè sulla necessità per il soggetto che cerca di PENSARE realmente con la sua testa di saper produrre in se stesso quel silenzio contemplativo ( "brain blocking", Brault Foisy 2015) senza il quale i nostri comportamenti cognitivi si limitano a essere un meccanismo neurale automatizzato. In questo caso, offrono una magnifica pedagogia d'avanguardia che parla al bambino di ciò che deve fare per arrivare a padroneggiare il suo cervello. Gli dicono allora di essere l'audace Captain Inhibition del loro cervello. Or, una tale indicazione è assolutamente inevitabile, perché non è possibile dirigersi ai neuroni di un bambino perché attivamente cambino il loro comportamento senza passare per una parola indirizzata al bambino stesso, come soggetto parlante e pensante. Questa indicazione è la stesso che risulta dall'esame al quale Socrate sottopone, nell' Alcibiade (129a segg.) l'espressione "conoscere/controllare se stesso". Alcibiade è in questo caso obbligato ad ammettere che "io" non sono il mio corpo ma la mia anima, perché è la mia anima che "comanda" il corpo, così come un falegname "comanda" i suoi strumenti. Ma per far questo l'anima non può semplicemente "essere" il corpo che essa dirige. Questa negazione d'alterità ontologica (o "dimensionale") è da sempre insuperabile. La mente (= soggetto, anima) non è il cervello (oggetto, strumento, corpo). Quindi, o assumiamo questa verità di partenza con la stessa franchezza con cui la filosofia lo ha fattonel tempo - e allora possiamo davvero porci la questione paradossale della natura irriducibilmente incarnata di un soggetto che, tuttavia, non è il suo corpo - ... o restiamo nella metafora pedagogicamente inevitabile ma scientificamente inaccettabile.

Quello che dico è quindi che l'espressione "Io sono il Capitano Inibizione del mio cervello" rimane, per la scienza attuale, una semplice metafora , ma spuria, perché all'interno della parola "cervello" non viene usata come una metafora. Ed è nel vuoto metafisico di questa incoerenza che si insinua - nonostante i ricercatori che lo negano - la Visione Cieca di questo materialismo che è nemico giurato del vero vigore scientifico, e che rende la scienza si limita a subirlo, una "tecno-scienza".

Se volete un esempio di tecno-scienza che si ammutina violentemente contro Captain Inhibition durante le lezioni di matematica, cliccate qui.

Insomma, il matematico in carne e ossa, mentre "pensa" (= calcola) la Totalità del nostro mondo, risulta lui stesso impensabile per la sua scienza, e questo perché una decisione metafisica sordamente, e dunque ancora più violentemente TOTALITARIA - orwelliana, huxleyana - proibisce al pensiero umano di incarnarsi realmente. Ecco perché la prima parte del mio libro/tesi La genesi della matematica e la potenza dinamica della mente umana (2010) è intitolata "Reincarnare la Matematica".

Il risultato coerente di questa situazione metafisica è che al momento attuale a) è assolutamente impossibile (VIETATO), durante l’ora di matematica, tollerare la presenza di un qualunque pensiero concernente le "cose" ( = x) che "si" (chi?) stanno "facendo" (non conoscendo), e che reciprocamente b) in nessun luogo viene proposta una riflessione filosofica che si tenga ferma, inchiodata, fissa - in tutta la sua probità, rigore, fedeltà – davanti a ciò che (= x) un'espressione come “1 + 1 = 2” porta in sé d'ineludibile, innegabile, di definitivamente acquisito ... da qui all'Eternità (= y)

Una raccapricciante frattura esposta - una lacerazione ultima - separa al presente Matematica e matematico, anima e corpo, scienza e persona

Si ascolti per esempio, con orecchie vergini di bambino, un modo corrente di chiamare i Numeri Irrazionali: “Tagli (Schnitte) sul Corpo (Körper) dei Razionali”. Un minuto di silenzio, e ci si chiederà dove mai sta scorrendo il sangue sgorgante da quei tagli, quelle ferite inflitte alla carne dell’uomo, il solo essere “razionale” dotato di un corpo che ci sia dato di conoscere. (sul “sangue” che scorre nella matematica – il sangue del Senso, cf. La genèse… §3 “Sang”) – O ancora… si guardino con occhi semplici le “mani-sinistre” amputate dal corpo del soggetto matematico incarnato – che qui e ora legge le pagine su cui esse compaiono – e piazzate là, non si sa come né da dove, ad orientare (per quale magia?) il vettor-theta in uno spazio dichiarato “in sé” isotropo, e indifferente ad ogni Orientamento Assoluto (cf. La genèse…, §8 “Réorienter la science en son développement interne”).. Questa scienza, che si compiace a fare a pezzi il Senso, fa a pezzi gli uomini.

regola della mano destra amputata

Questa follia - perché è pura follia, una psicosi violenta (su questo, mi sono espresso in L’io indivisibile e la psichiatria divisa di Ronald Laing ) si è sempre espressa in modo molto chiaro. Ascoltiamo per esempio le parole di di Albert Einstein sulla caratteristica essenziale del “pensiero scientifico".

”Per il pensiero fisico, come per il pensiero scientifico in generale, è caratteristico che ci si sforzi, in linea di principio, di cavarsela solo con le nozioni di" natura spaziale", e di spiegare con il loro aiuto tutti i rapporti aventi valore di legge. Il fisico cerca di ridurre i colori e i suoni alle vibrazioni, e il fisiologo pensa il dolore in termini di processi nervosi, in modo che lo psichico in quanto tale sia eliminato dalla catena causale dell'essere e non si presenti, dunque, da nessuna parte come un nesso indipendente rispetto ai nessi causali. Questo atteggiamento, che in linea di principio considera possibile cogliere tutte le relazioni utilizzando esclusivamente nozioni di "natura spaziale" è ciò che attualmente intendiamo per "materialismo". [La teoria della relatività generale e ristretta. La Relatività e il problema dello spazio, Parigi, Dunod, 1999, p.156].

Einstein sta qui confessando senza alcuna vergogna che il "materialismo" così come lo definisce (coincidente a suo dire con la scienza stessa, in generale) condanna la nozione di "persona fisica" come scientificamente inammissibile. Se qualcosa è "fisico", allora non è una "persona": l’ "essere psichico in quanto tale" viene "eliminato dalla catena causale dell'essere".

In sintesi: il fisico più famoso del nostro tempo - e che il nostro tempo adora come una rockstar - si pone in modo molto franco come un metafisico (perché nelle sue parole non è questione di niente di meno che di "catena causale dell'"essere"") e decreta che la persona nel suo corpo-nello-spazio - = il soggetto pensante incarnato - è un NULLA puro e semplice, perché sia fisicamente che metafisicamente impossibile: tale essendo la Parola emanante dalla Scienza in Generale.

Questa è la Visione Cieca che guida le nostre scienze attuali e il modo in cui vengono trasmesse

Di fronte a tale apocalisse (non s’è mai vista una cosa simile) bisogna fare QUALCOSA

Voi chiedete "Sì d'accordo ... ma COSA allora? ... COSA fare?" ... Giusto? …Perché pensate che data la situazione così come l'ho descritta, è certamente necessario muoversi, ma che prima di agire è altresì ben necessario determinare COSA faremo ... la direzione da prendere! “Perché… – continuate – … non si può certo passare da "A" (dove ci troviamo qui e ora, in pura stagnazione) a un obiettivo dato "B", senza prima (è EVIDENTE!) aver determinato il percorso A-B da seguire!"

Bene ... se è questo quello che avete pensato; se queste sono le vostre “evidenze”… allora lasciate perdere. Non siete altro che dei NICHILISTI. Il vostro spirito ristagna nella MORTA GORA, nella la palude infernale dell’ACCIDIA: il Demone di Mezzogiorno.

L’Impresa EIRONEIA, per contro, è nata – ora sono 17 anni - nella precisa di insidiare e nuocere all’ACCIDIA: “prender armi” nel senso (A) del leone platonico (l'Irascibile, il Collerico di Rep IV): l'anima del filosofo che ruggisce quando qualcosa di razionalmente inaccettabile pretende il dominio sulla scena della scienza e della vita sociale; (B) del leone nietzscheano (Zarathustra) che esige e afferma che la vera Scienza sia l’espressione la più luminosa della Vita, della Potenza, della Gaiezza del nostro spirito incarnato, e non una sanguisuga che ci succhia via il nostro diritto naturale alla Regno sulla nostra vita spirituale.

La realtà è che la matematica - così idolatrata, così oscurata, così manipolata - nasce dal nostro stesso centro (le nostre viscere, la nostra anima) come la voce purificata della nostra capacità di DIRE IL NOSTRO NOME ("onomatopoiein") e il NOME DELLE COSE.

Questa VOCE e questo NOME non sono i "nebulosi" e vaghi spazi espressivi in cui ogni vero senso delle nostre parole si dissipa ed è ridotto a fumo, "convenzione" e non-senso, (come gli "uomini superiori" che trasmettono queste “competenze” instancabilemnte ci convincono che sia) ma ben al contrario la SORGENTE stessa, da cui scaturisce incessantemente un significato sempre nuovo, e che mai non si prosciugherà, perché questo stesso "mai" è solo uno dei simboli che la nostra mente usa per venire alla luce della sua storia e parlare

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Bilancio al 2022: dall"assimilazione" come "funzione" anodina
alla Potenza d'Interpretazione comme Forza della Vita... all'Atto aristotelico

La riflessione teorica al fondamento dell'esistenza e delle attività di Eironeia è per il momento (2020) affidata (per il pubblico) solo a una serie di opere che contengono l'essenziale (non solo il seme. .. ma certamente non tutto e neanche buona parte) della mia ambizione e delle mie posizioni. È giunto ormai il momento che questi risultati, raggiunti un decennio addietro, vengano aggiornati e ridotti di volume.

Nel mio libro/tesi La genesi della matematica ... ad esempio, non prendo abbastanza in considerazione (perché all'epoca non la conoscevo abbastanza) la riposta che il "corpo proprio" schopenhaueriano (“Il Mondo…” §18 etc.) e poi merleau-pontyano e fenomenologico in generale (“Phénoménologie de la Perception” Prima Parte) rappresenta di fronte alla postura naturalizzante dello strutturalismo dell'Oggetto Positivo, così come ci viene inflitto da Jean Piaget o Henri Poincaré (vedi in questo mio "La science et la voix de l’évenement" 2010).

E tuttavia, quello che scrivo ne “La genesi della matematica…” è già in nuce tutto questo ed è in questa direzione che sto procedendo ora.

Allo stesso modo, un recupero MOLTO FORTE della concettualità nietzschiana - SÉ = IO / CORPO, Fisiologia, Volontà di Potenza ... - è assolutamente necessario.

La parola "genesi" nel titolo della mia tesi proviene dall’intenzione esplicita di andare oltre il significato attribuitole da Piaget ("epistemologia genetica"). Ma non sapevo, nel 2010, quanto la mia operazione matematica sposasse nel suo fondo il progetto genealogico di Nietzsche.

In realtà, l '"assimilazione" piagettiana non può essere negata perché è il FATTO PRIMIGENIO - l'Archetipo - della Vita stessa, così come lo Spazio è il fatto primigenio della geometria. Così, per Aristotele stesso (De Anima II, 3) l’“assimilazione" è davvero il "physikotaton" (ciò che di più fondamentale vi sia in natura) della Vita, la cui essenza è " poiesai heteron hoion autò”= rendere l'Altro simile a se stesso: nutrendosi di esso o riproducendosi in esso.

Piaget riprende questo Fatto Primo, archetipo e assolutamente innegabile – il fatto del’Assimilazione come proprium del Vivente – quando lo pone alla base della sua visione "genetica" dell'Intelligenza.

“Certamente, appellarsi al concetto di "assimilazione" non costituisce in alcun modo una spiegazione per l'assimilazione stessa. La psicologia può iniziare solo con la descrizione di un fatto primario. La spiegazione di questo fatto è l'attività della biologia: l'esistenza di una totalità organizzata che viene preservata assimilando il mondo esterno solleva, in effetti, l'intero problema della vita stessa. [Piaget, La nascita dell’intelligenza nel bambino (1936)]

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Ma noi abbiamo visto che Piaget ha avuto paura in presenza del Demone filosofico, e ha indietreggiato in direzione della “zoologia”, e cioè di una lettura positivista e scientista del fenomeno della Vita, ciò che gli ha impedito di compiere un passo pur scientificamente essenziale. Una trattazione profonda e dettagliata di questa questione è l'intera Parte II del mio "La genesi della matematica…”, “Riorientare lo sviluppo”, dove mostro le drammatiche falle del pensiero piagetiano, e le supero col mostrare la natura eminentemente creativa dello sviluppo vitale (la "Potenza dinamica" del vivente) in tutte le sue forme: fisiche, biologiche, mentali, culturali. Anche qui la mia posizione mi si è in seguito rivelata fortemente nietzschiana, mentre nel 2010 non lo sapevo ancora.

La posizione di Piaget espressa qui sopra (sull’ “assimilazione” come Fatto Primitivo della vita) deve invero essere con Potenza superata da quel "principio di tutti i tipi di storia" che Nietzsche afferma nel suo saggio (= Versuch= tentativo = prima applicazione di un’ipotesi euristica e metodologica ) Verso una genealogia della morale II, 12:

"Non esiste un principio più importante per la storia in tutte le sue specie di quello che abbiamo penetrato affrontando enormi difficoltà, ma che dovrebbe essere accettato come una verità inattaccabile. Voglio dire che la causa originale di una cosa e la sua utilità finale, il suo uso effettivo, la sua classificazione in un intero sistema di cause finali, sono due punti separati toto coelo; che qualcosa di presentemente dato (Vorhandenes) qualcosa che è stato in un qualunque modo prodotto, è sempre a sua volta (immer wieder) INTERPRETATO/ASSIMILATO (ausgelegt) da una potenza che gli è superiore, in vista di nuovi progetti; sempre nuovamente requisito e ri-trasformato, re-indirizzato in vista di un nuovo uso . Che qualsiasi fatto compiuto nel mondo organico è intimamente connesso alle idee di soggiogare, di dominare e, comunque, che ogni soggiogazione, ogni dominio è equivalente a una nuova interpretazione, a un ACCOMODAMENTO [Zurechtmachen: notare il lessico piagettiano!] , dove necessariamente il "senso" e l '"obiettivo" che sussistevano fino ad allora sarnno oscurati o addirittura cancellati completamente. Quando si è compresa in tutti i suoi dettagli l'utilità di qualche organo fisiologico (o di un’istituzione legale, un'usanza sociale, un uso politico, una forma artistica o un culto religioso), non ne segue ancora che abbiamo capito qualcosa della sua origine. Questo può suonare sgradevole a orecchie vetuste, perché da tempo immemorabile abbiamo pensato di trovare nelle cause finali, nell'utilità di una cosa , di una forma, di un'istituzione, la loro ragion d'essere. Così l'occhio sarebbe fatto per vedere, la mano per afferrare"

Penso che Nietzsche abbia assolutamente ragione (e nella sostanza questo è quello che ho fatto nel 2010 nella mia tesi, nella dimensione del pensiero matematico). La nozione "positiva" e oggettiva dell'archetipo dell’ "assimilazione" deve essere superata nel senso di una spinta/pulsione/forza interpretativa del reale, da parte di una soggettività (uno spirito, un punto di vista) dotata della potenza di sempre nuovamente (imer wieder) s’"auto-intagliare" (Zaratustra: Geist ist das Leben, das selber in's Leben schneidet:"Spirito è vita che intaglia la vita stessa"). Eccoli i veri “tagli” (Schnitte dedekindiani) sul nostro “Corpo Razionale”!... Per evolvere, creare, prosperare.

È questo che secondo me è assolutamente necessario per un pensiero coerente del corpo come soggetto e oggetto di conoscenza matematica (e non solo), e dunque per un'auto-liberazione dell'uomo nell'epoca della tecno-scienza.

E tuttavia, questo non è ancora sufficiente.Perché una volta riguadagnata la Potenza nel senso vitale di Nietzsche, bisogna andare più lontano e... tornare all'Atto aristotelico, come comincio a fare nel mio ultimo libro Intelligenza della natura..., e continuo a farlo nelle opere ora in cantiere.

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